ChatGPT nelle aule di tribunale: utile strumento di difesa o rischio eccessivo?

In un recente caso che ha coinvolto il famoso brand parigino Louboutin dinanzi alla High Court of Dehli, il giudice adito ha affermato che «l’accuratezza e l’affidabilità dei dati generati dall’intelligenza artificiale sono ancora in una ‘zona grigia’».

In particolare, la difesa del brand parigino Louboutin ha portato all’attenzione della Corte indiana, quale prova del carattere distintivo acquisito dal celebre marchio della suola rossa, una risposta fornita dalla nota piattaforma di intelligenza artificiale ChatGPT.

Il giudice, pur confermando il carattere distintivo del marchio e concedendo di conseguenza la misura cautelare oggetto della domanda attorea, ha affermato che «La Corte non ha dubbi sul fatto che, allo stato attuale dello sviluppo tecnologico, l’IA non possa sostituire l’intelligenza umana o l’elemento umano nel processo giudiziario».

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale si sta facendo sempre più spazio nelle aule di giustizia richiedendo l’introduzione da parte di alcuni tribunali, quantomeno negli Stati Uniti, di obblighi di trasparenza per gli avvocati che utilizzano strumenti di IA generativa, i quali devono non solo dichiarare se e in che modo tali strumenti siano stati utilizzati nella redazione di atti o preparazione delle difese, ma anche attestare che i risultati generati siano stati sottoposti a revisione umana.

In conseguenza dell’evoluzione, nel settore legale, dell’utilizzo dei sistemi di IA generativa, potrebbe a breve richiedersi una valutazione sulla necessità di interventi legislativi ad hoc.


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